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La Fauna sui Monti Lepini

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Nei terrazzamenti e parchi urbani

Gli estesi terrazzamenti coltivati a olivo costituiscono una delle componenti principali del paesaggio lepino. Assieme a vigneti, frutteti e piccole superfici coltivate, intervallate da siepi, incolti o boschetti, sono un ambiente ricco di animali. Sorprendentemente, si concentra una notevole varietà di specie anche tra i palazzi, sui tetti, nei parchi e giardini dei centri urbani grandi e piccoli dei Lepini, e nelle zone verdi periferiche a contatto con le aree rurali, gli orti, gli oliveti, eccetera.

Gli studi più recenti di ecologia urbana confermano la tendenza di molti animali a colonizzare tali ambienti: si assiste così al progressivo inurbamento di uccelli e mammiferi. Ciò è spiegato da una serie di fattori: le temperature medie più elevate, la minore insolazione e i venti più deboli, l’illuminazione artificiale nelle ore notturne e l’assenza di predatori naturali, oltre alle notevoli risorse alimentari offerte dalla presenza umana.

Di giorno, tra i vicoli dei centri storici è facile osservare il volo veloce di una farfalla rossastra, con i margini delle ali frastagliati, si tratta di una bella ninfalide, Polygonia c-album, che ad ali chiuse mostra un caratteristico e appariscente disegno bianco a forma di C, da cui deriva il suo nome scientifico. I giardini e i parchi urbani sono frequentati da miriadi di insetti: bombi (Bombus spp.), api e altri imenotteri affollano i fiori alla ricerca di nettare, in compagnia di piccoli coleotteri, oltre che di variopinte farfalle.

Tra i più appariscenti, la cetonia dorata (Cetonia aurata pisana) è uno scarabeide che predilige le rose, ben noto agli abitanti del comprensorio tanto da essere conosciuto con un nome dialettale diverso in ogni paese: patrona, azza, mozzicanove e altri. Tra i coltivi, soprattutto quelli condotti in modo tradizionale, vive una moltitudine di invertebrati, fra i quali anche quelli temuti da orticoltori e contadini poiché dannosi alle colture; questi (insetti e loro larve, limacce, chiocciole, ecc.) e altre specie decisamente moleste (tafani, mosche, e zanzare) sono preda di numerosi uccelli insettivori, alleati dell’uomo.

Dove la vegetazione naturale si alterna alle coltivazioni, si rinvengono tanto le specie legate agli ambienti aperti ed ecotonali, quanto quelle forestali. Degna di nota è la presenza della tortora dal collare (Streptopelia decaocto), di origine orientale, che ha fatto la sua prima comparsa in Italia negli anni quaranta del Novecento ed è tuttora in fase di espansione: sul finire degli anni Novanta ha colonizzato anche l’area dei Monti Lepini.

A partire dall'angolo in alto a sinistra e in senso orario: Streptopelia decaocto (Tortora dal collare), Cornacchia grigia, Upupa, Oriolus Oriolus (Rigogolo), Jynx torquilla (Torcicollo), Sturnus vulgaris (Storno), Lanius senator (Capirossa), Miliaria calandra (Strillozzo), Galerida Cristata (Cappellaccia).
A partire dall'angolo in alto a sinistra e in senso orario: Streptopelia decaocto (Tortora dal collare), Cornacchia grigia, Upupa, Oriolus Oriolus (Rigogolo), Jynx torquilla (Torcicollo), Sturnus vulgaris (Storno), Lanius senator (Capirossa), Miliaria calandra (Strillozzo), Galerida Cristata (Cappellaccia).
A partire dall'angolo in alto a sinistra ed in senso orario: Hirundo rustica (Rondine), Delichon urbica (Balestruccio), Columba livia forma domestica (Colombo di città), Rondone, Suncus etruscus (Mustiolo), Mus domesticus (Topolino delle case), Tyto alba (Barbagianni), Civetta.
A partire dall'angolo in alto a sinistra ed in senso orario: Hirundo rustica (Rondine), Delichon urbica (Balestruccio), Columba livia forma domestica (Colombo di città), Rondone, Suncus etruscus (Mustiolo), Mus domesticus (Topolino delle case), Tyto alba (Barbagianni), Civetta.
Da sinistra verso destra: Allocco, Passer italiae (Passero italiano), Passer Montanus (Passero comune).
Da sinistra verso destra: Allocco, Passer italiae (Passero italiano), Passer Montanus (Passero comune).
1Biospeleologia
2entrandoinunagrotta
3nellambienteendogeo
4sulleparetidiroccia
5insettisulleparetirocciose
6nellamacchiadeimontilepini
7nelleprateriedaltitudine
8leacqueeglianfibi
9lefitteleccete
10nellaboscaglia
11leforesteombrose
12Lafaggeta
13neiterrazzamentieneiparchipubbliciaperto
Dall'alto verso il basso: Polygonia c-album ( Farfalla-ninfalide), esemplari di Cetonia aurata pisana (Cetonia d'orata)
Dall'alto verso il basso: Polygonia c-album ( Farfalla-ninfalide), esemplari di Cetonia aurata pisana (Cetonia d'orata)

Comune e diffusa è la cornacchia grigia, stazionaria, mentre l’upupa e il rigogolo (Oriolus oriolus), dall’aspetto e dai colori inusuali e tra i più belli dell’avifauna italiana, sono visitatori estivi e nidificanti. Il rigogolo, dall’appariscente livrea gialla e nera del maschio, è di indole solitaria, diffidente e assai timido. Nonostante la coloratissima livrea, la specie si osserva soltanto nei voli di trasferimento da un albero all’altro, nelle campagne con boschetti o grandi alberi sparsi. Vive infatti nascosta tra il fogliame, nella parte alta delle chiome, e la sua presenza passerebbe spesso inosservata se non fosse per il canto flautato e sonoro del maschio. Un altro migratore, estivo e nidificante, è un picchio dal piumaggio estremamente mimetico e difficile da scorgere quando è aggrappato ai tronchi degli alberi , soprattutto negli oliveti e frutteti: si tratta del torcicollo (Jynx torquilla), la cui presenza è rivelata dal richiamo lamentoso, sonoro e insistente, somigliante a un distinto “qui-qui-qui-qui- qui…”. Svernante è invece lo storno (Sturnus vulgaris), sempre più frequente anche come nidificante.

Altri passeriformi sono più frequenti o tipici di un paesaggio rurale in via di estinzione, sempre più soffocato da una urbanizzazione selvaggia: canapino e sterpazzola, averla piccola e averla capirossa (Lanius senator), strillozzo (Miliaria calandra) e cappellaccia (Galerida cristata), sono presenti negli ambienti agricoli, negli incolti e tra le siepi campestri.

Non manca poi la rondine (Hirundo rustica), mentre il balestruccio (Delichon urbica) è diffuso maggiormente nei centri abitati; qui, tra le mura degli antichi palazzi, torri e castelli, risuona a volte il canto melodioso del passero solitario e il tubare del colombo di città (Columba livia forma domestica). Inoltre, dopo i primi involi dei giovani dell’anno, i rondoni, accompagnati da stridenti e incessanti grida, danno vita a gioiosi caroselli aerei tra le abitazioni, vicoli e piazze: un gioco festante che caratterizza le giornate estive di tutti i centri urbani dei Monti Lepini.

Nei tronchi contorti degli olivi, nelle siepi spinose e intricate, e tra le “macere”, i caratteristici muretti a secco divisori o quelli di contenimento costruiti con pietrame locale, si nascondono spesso uccelli, rettili e piccoli mammiferi.

Questi ultimi includono un insettivoro, il mustiolo (Suncus etruscus), il più piccolo mammifero europeo e tra i più piccoli al mondo: appena 1,5-2,5 g di peso. Le sue ridotte dimensioni sono causa di una forte dispersione di calore contrastata da un elevato metabolismo: è costretto ad alimentarsi continuamente perché digiuni prolungati, anche di poche ore, potrebbero ucciderlo!

Assieme ad alcuni mammiferi roditori, come il topolino delle case (Mus domesticus) o i tanti temuti ratti (Rattus rattus e Rattus norvegicus), è predato principalmente da due rapaci notturni bene rappresentati negli ambienti rurali: il barbagianni (Tyto alba) e la civetta.

Queste specie sono presenti tutto l’anno e nidificano quasi esclusivamente nelle vecchie soffitte delle case di campagna abbandonate e non, nei sottotetti e nelle cavità dei muri di ruderi e vecchi edifici, anche all’interno dei centri storici. Poche coppie vivono negli altri ambienti dei Monti Lepini, occupando cavità di rocce e di alberi.

I loro canti e richiami notturni, spesso associati a fantasmi, demoni o anime di dannati, incutono ancora timore anche in persone dotate di una certa cultura. Il barbagianni, in prossimità del sito riproduttivo, emette come un forte ronfare o un “soffio” aspirato caratteristico, mentre la civetta ha un vastissimo repertorio vocale, anch’esso considerato poco attraente, con strida, miagolii, pianti e soffi.

Al contrario l’assiolo (Otus scops) o “chiù”, un altro rapace notturno, estivo e nidificante, è inconfondibile per il suo monotono canto emesso a intervalli regolari. Il suo chiù…,chiù…,chiù… caratterizza le notti estivi delle zone collinari dei Lepini. Questo gufetto si ascolta maggiormente nelle campagne alberate e nei boschi ma anche nei parchi di alcuni centri abitati, là dove siano presenti alberi vetusti ricchi di cavità dove poter nidificare.

Il piccolo rapace, lungo soltanto 20 cm, grazie al colore del suo piumaggio, di giorno riesce a mimetizzarsi perfettamente con la corteccia rugosa e screpolata degli alberi sui quali posa. Nelle ore notturne l’ambiente urbano e rurale dei Monti Lepini riserva agli appassionati numerosi e inaspettati incontri. Oltre a barbagianni, civette e assioli, che tendono silenziosi ed efficaci agguati a topolini e grossi ratti, insetti ma anche uccelli, come i comuni passeri (Passer italiae e Passer montanus), la notte si popola di altri predatori e prede.

I tanto temuti quanto inoffensivi gechi stazionano spesso sui muri delle case in prossimità di fonti di luce che attraggono irresistibilmente gli insetti di cui si nutrono. Il geco comune (Tarentola mauritanica), di colore grigio-brunastro e lungo fino a 16 cm coda inclusa, è frequente soprattutto nei centri storici. Vive però anche in ambienti naturali lontani dalle abitazioni, tra le fessure e le crepe delle rocce o nelle cavità degli alberi, dove è attivo anche in pieno giorno.

Il più piccolo geco verrucoso (Hemidactylus turcicus) invece, dal colore chiaro, carnicino, lungo fino a 12 cm coda inclusa, è specie che si rinviene più raramente lontano dai centri abitati e nelle ore diurne. I maschi di entrambe le specie, durante il periodo degli amori si esibiscono in un sonoro “gek-gek-gek”: sono tra i pochi rettili in grado di emettere i suoni! Intorno ai lampioni dell’illuminazione pubblica, nelle campagne come nei centri storici, volano alcune specie di pipistrelli più strettamente antropofili.

Soprattutto durante la bella stagione il pipistrello albolimbato, il pipistrello nano e il pipistrello di Savi, volano al crepuscolo o dopo il tramonto, a caccia di insetti. Soltanto il pipistrello di Savi si allontana anche in zone poco illuminate. Il pipistrello nano è il più piccolo dei pipistrelli europei, con un’apertura alare di circa 22 cm e un peso di soli 5 – 8,5 g. Si alimenta con grandi quantità di piccolissimi insetti, soprattutto moscerini e zanzare; in molti dovrebbero essergli riconoscenti invece di perseguitarlo ingiustamente, come purtroppo avviene anche per altri chirotteri.

Questi straordinari mammiferi volanti sono spesso considerati ripugnanti per il loro aspetto, per le paure e i pregiudizi completamente privi di fondamento che incutono nell’uomo: ancora molti credono infatti che i pipistrelli nostrani possono impigliarsi fra i capelli o succhiare il sangue degli animali!

Nei centri abitati, non è infrequente imbattersi in altri mammiferi selvaggi. Ghiro e moscardino possono abitare i giardini o rifugiarsi nelle soffitte e alcuni carnivori che normalmente vivono nelle campagne, si avventurano anche nei centri abitati. La faina è uno di questi: è stata segnalata nelle soffitte di vecchi edifici all’interno di alcuni centri storici, osservata aggirarsi fra i tetti a caccia di nidi e tra ruderi coperti da rovi.

Volpe e tasso, cha hanno le tane negli ambienti rurali bene conservati e negli oliveti, di tanto in tanto possono compiere incursioni notturne nelle periferie dei paesi.

Dall'alto verso il basso: Tarentola mauritanica (Geco comune), Hemidactylus turcicus (Geco verrucoso).
Dall'alto verso il basso: Tarentola mauritanica (Geco comune), Hemidactylus turcicus (Geco verrucoso).
Da sinistra verso destra: Pipistrello albolimbato, Pipistrello nano, Pipistrello di Savi.
Da sinistra verso destra: Pipistrello albolimbato, Pipistrello nano, Pipistrello di Savi.
Dall'angolo in alto a sinistra e in senso orario: Ghiro, Moscardino, Volpe, Tasso.
Dall'angolo in alto a sinistra e in senso orario: Ghiro, Moscardino, Volpe, Tasso.
Da destra verso sinistra: Donnola, Lepre, Istrice.
Da destra verso sinistra: Donnola, Lepre, Istrice.

La donnola, il più piccolo mammifero carnivoro d’Europa s’intrufola fra le pietre alla base dei muretti a secco, tra le radici e nelle cavità dei tronchi contorti degli olivi: agile predatore, è in grado di attaccare perfino una lepre, tuttavia, predilige i piccoli roditori, che spesso insegue direttamente nei loro rifugi. Può considerarsi un grande alleato dell’agricoltura, ma è ancora perseguitata per le stragi di piccoli animali da cortile che, in verità, può compiere assai raramente. L’istrice, la “spinosa”, si stabilisce invece sempre più di frequente nelle campagne intervallate da boschetti e incolti, perché attratto soprattutto dalle risorse alimentari offerte dalle coltivazioni.

Non mancano poi il riccio (Erinaceus europaeus) e la talpa. Quest’ultima resta il nemico dichiarato di irriducibili agricoltori, convinti che possa arrecare danni alle colture. Niente di più falso: la talpa è un insettivoro e in realtà è molto utile all’agricoltura, sia perché si alimenta anche di insetti nocivi, sia per il fatto che mantiene ben areato il terreno con le sue gallerie.

Lucertole, ramarri e luscengole, ma anche serpenti, a volte abitano stabilmente giardini e parchi pubblici. Nelle campagne non di rado si osservano anche cervoni e saettoni mentre più raro è l’incontro con la vipera comune. Qualche esemplare adulto di natrice dal collare, scambiato per una “vipera gigante”, viene purtroppo ucciso in prossimità degli orti, dove forse si spinge alla ricerca di rospi.

Tra gli anfibi, le rane verdi e il rospo comune utilizzano per la riproduzione le poche raccolte d’acqua presenti, a volte anche le fontane pubbliche; altri anfibi più esigenti dal punto di vista ecologico come il tritone crestato italiano o la rana appenninica, sono stati rilevati in pozzi in pietra, raccolte d’acqua e rivoli, tra gli orti.

A volte, anche piccoli manufatti alimentati con acque correnti e fresche possono riservare sorprese: in un orto nei pressi dell’abitato di Patrica, un contenitore in metallo lungo poco più di 50 cm e profondo 15 circa, conteneva una dozzina di larve di salamandrina dagli occhiali. Magia dei Lepini!

Da sinistra verso destra: Riccio, Talpa.
Da sinistra verso destra: Riccio, Talpa.
Salamandrina dagli occhiali.
Salamandrina dagli occhiali.

La Fauna sui Monti Lepini

Testi tratti da:
“Lepini, Anima selvaggia del Lazio”
Edizioni Belvedere. ISBN: 88-89504-03-X

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