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Questo Museo fa parte dell’Organizzazione Museale Regionale (O.M.R.) e del Sistema Territoriale dei Monti Lepini (Decreto del Presidente della Regione Lazio – n. T00310 del 24/12/2018)

Museo del Giocattolo Ludus

Inaugurato il 9 giugno del 2007, Ludus nasce dal felice incontro tra ricerca scientifica, rivalutazione delle radici locali e sperimentazione delle potenzialità conoscitive, espressive e socializzanti del gioco. Istituzione già da tempo radicata nella comunità e nel territorio e conosciuta con il nome “Museo del giocattolo territoriale”, oggi si presenta completamente rinnovata nella sede e nell’esposizione. Nel progetto e nella cura dell’allestimento mi sono avvalso dell’iniziale collaborazione di Rosolino Trabona, Umberto De Angelis e Francesco Petrianni e del Progetto grafico e delle scenografie di Pietro Contento.Il patrimonio da far conoscere e valorizzare individua una collezione, che si è di recente accresciuta in modo significativo, e comprende esperienze,storie e competenze maturate in decenni dalla Cooperativa Luigi De Rosa, dalla Ludoteca “Orso Rosso” di Sezze e da iniziative di ricerca etnografica(Laboratorio di Antropologia museale dell’Università di Roma “La Sapienza”) avviate da noi proprio perla realizzazione del museo. Nell’intenzione di dar seguito e pieno sviluppo a questa originale commistione, il museo intende costituirsi come un centro permanente di didattica (a supporto della Ludoteca e in rete con scuole) e di documentazione etno antropologica dell’area lepina, sul tema del gioco, del giocattolo e dell’infanzia.

Ad aspettare il visitatore c’è Eddie: un vortice di plastiche colorate che si erge da un bidone della spazzatura sino a comporre una figura imponente, un mostro dai lunghi artigli, dalle aguzze fauci, un capriccio grottesco, uno scherzo che pretende di minacciare e spaventare.

Eddie, il Signore della soglia, concrezione artistica di un museo che dichiara una missione esplorativa e rigenerante, che assume il gioco a modello di conoscenza e a stile espositivo. Ludus pretende di valorizzare la doppia prospettiva che l’identità etno-antropologica del museo consente di dispiegare: da una lato, l’antropologia, uno sguardo slargato, storico comparativo sulle differenze e somiglianze culturali, dall’altro, l’etnografia, un occhio da orefice che si sofferma su usi, storie minute e situate, su personaggi, memorie e luoghi.

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Ludus, come museo antropologico

Invita a riflettere specialmente nelle prime sale sulla specificità del gioco come tratto universale della condizione umana, ingrediente di base della vita mentale e sociale, esperienza di felicità, di metacomunizione e di esplorazione di forme di convivenza alternative e di mondi fantastici, esercizio di padronanza culturale grazie al quale acquisire abilità di manipolazione dell’ambiente naturale, sociale e di presentazione del sé e di relazione con entità incelate; fenomeno che, diffuso in ogni società, assume espressioni, significati e funzioni distinti nelle diverse culture, e che, presente in ogni età, acquista un’esorbitante centralità nell’infanzia e nella giovinezza. Una porta di tappi da varcare, un soffitto di barattoli da scuotere, tanti sonagli, campanelle, raganelle da agitare, trombe di cucuzza per spernacchare, invitano a riflettere già nella prima sala su quanto fondamentale sia il rapporto dei bambini con il suono inarticolato, con il rumore.
Di come l’aspetto ludico si sostanzi talora di valenze magico religiose. Segue una sala (“come si diventa giocattolo?”) con bacheche, tipologie, classificazioni, che vivono però in tensione visiva con rocchetti mobili e ambivalenti (“Vieni qui! – Vai lontano!”, esclamava il bambino del caso clinico di Freud), con i tanti cavallini a dondolo che in fuga si alzano al galoppo alato. Come a raffigurare il potere dei deboli, la forza dell’immaginazione che resiste alla realtà,  che la reinventa.

Museo del giocattolo territoriale

Ludus parte dalla considerazione che i giochi e i giocattoli diffusi nei Lepini sono di sovente presenti anche altrove, in Italia o all’estero (si veda il caso del “sonaglio”, del “moscone”, della “trottola”, o della “ fionda”). Il museo intende però valorizzare la caratterizzazione particolare che questi ricevono nei Lepini documentando forme e significati, memorie e cambiamenti. Una particolare attenzione ricevono i saperi locali, le pratiche di costruzione, le modalità e le occasioni di uso, le connotazioni sociali, economiche e ambientali, i nessi con altri tratti culturali e, soprattutto, le testimonianze di vita di come erano e sono concepiti e vissuti. Il museo si presenta come uno spazio conoscitivo e comunicativo dove, attraverso la lente del gioco e del giocattolo, la società Lepina mostra la propria originalità, racconta il rapporto con il territorio, commenta la propria storia, avvia un confronto slargato sia al proprio interno sia con le recenti realtà transnazionali. Gli esiti della ricerca etnografica trovano visibilità nel luogo più suggestivo di Ludus: l’ampia galleria dedicata ai giochi, ai giocattoli e alle storie dei Lepini nelle diverse stagioni. Si inizia con l’Autunno, con le prime prove, a scuola, di identità sociale. Un banco che canta con la voce setina di Graziella Di Prospero: “A, i,o, u, a la scola ni ci vado chiù”. Racconti di umiliazioni e di successi, di merende povere, di aeroplanini di carta, di quaderni e libri arrotolati e usati come armi improprie.

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Si passa all’Inverno dove domina la maschera, quella del carnevale setino di Peppa e Peppalacchio, quella di volta in volta celata ed esibita nella mimesi moderna: il diventare Altro secondo i gusti dei gruppo dei pari e della pubblicità degli anni 50.

Per l’autunno e per l’inverno l’ambientazione è l’ interno di una scuola o di una casa con tante storie visualizzate in ripostigli della memoria, ben 80 cassetti che celano micro istallazioni etnografiche.

Quando la galeria incontra la Primavera, il paesaggio si apre, diviene luminoso. Un muro si ribalta e si fa strada. Tra schicchere e tappi volanti il giro dei monti Lepini ha preso il via. C’è chi gioca

a nascondino, chi va a caccia di nidi e lucertole e chi si lancia a capofitto per discese a bordo di rustiche carrozze. L’ebbrezza della vertigine invade l’esperienza.

Quando infine subentra l’Estate, il saettone di tanta leggende locali si è svegliato minaccioso. Una fionda lo tiene sotto mira. Comanda agon, il conflitto giocoso, anche nell’assalto al Forte Apache. Ma già a pochi metri molti altri contesti ludici si percepiscono. C’è chi gioca a fare le signore, chi ascolta le storie della grande serpe, chi si accosta all’albero dei frutti musicali per assoporarne il suono.

Ludus è un museo a portata di mano e di esperienza

Realizzato per essere a misura del visitatore. Mostra giochi e giocattoli e ne documenta usi e vissuti con modalità anch’esse ludiche, ironiche alterando la percezione normale e defamiliarizzando i contesti. Al posto del consueto divieto di non toccare, è esplicita l’indicazione di esplorare anche con il tatto gli oggetti esposti così da meglio comprendere come sono fatti e averne esperienza diretta. L’invito è di assecondare fantasie e interessi curiosando qui e là tra stimoli visivi, proiezioni etnografiche, fotografie locali, sculture, installazioni sonore, cassetti a sorpresa, valigie di ricordi, micro e macro diorami e tantissimi cartellini che riportano frammenti di memorie, dense testimonianze etnografiche. Nella società postindustriale si ha bisogno di mentalità ludiche, di doti speciali di immaginazione, creatività e sensibilità alle variazioni di contesto per meglio interpretare e manipolare le tante informazioni. Ludus è un learning center che vuole mettere in connessione saperi partecipi di generazioni diverse, documentandoli con rigore e potenziandoli con risorse espressive dell’etnografia e dell’arte, con linguaggi della contemporaneità. Realizzare Ludus è stata un’esperienza esaltante soprattutto per merito del gruppo di lavoro che si è costituito in laboratorio atelier di antropologia museale. I ricercatori allestitori (Nadia Truglia, Fabio Luffarelli, Federica De Rossi, Noemi Del Vecchio, Giulia Bevilacqua, Delfino Iannarelli, Sabina Giorgi, Emilio Di Fazio), come gli artisti coinvolti, Rinaldo Paoletti e Leonardo Truglia, si sono prodigati nell’impegno di portare avanti una ricerca documentata e un’esposizione dai risultati senza dubbio originali e suggestivi.

Testi di Vincenzo Padiglione

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INFORMAZIONI

Sede : Via Umberto I, 46/48 – 04018 Sezze (LT)
Telefono0773 804584 interno 5.
E-mail: museinsieme.sezze@gmail.com
Servizi: visite guidate anche interattive al museo e alla città, attività di laboratorio, letture animate.

Direttore Scientifico: Umberto De Angelis

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