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Chiesa Santa Maria Assunta

Edificata nell’XI secolo in dimensioni minori rispetto a quelle attuali – e quasi certamente dedicata a S. Nicola – la chiesa di S. Maria Assunta all’inizio del Seicento è oggetto di un importante intervento di restauro e ampliamento -voluto da Ascanio Massimo – che sposta l’ingresso principale sulla attuale piazza Umberto I. La presenza dell’antico portale, lungo la pare sinistra della chiesa, è oggi testimoniata dalle due acquasantiere murate ai lati della porticina, di cui una reca il nome inciso nella pietra dell’autore Leonardus Rubeus (ill. 1).

ill.2: Chiesa S. Maria Assunta Facciata
ill.2: Chiesa S. Maria Assunta Facciata
ill.3: Annunciazione Domenico Fiasella
ill.3: Annunciazione Domenico Fiasella

Una grande tela si impone nella terza cappella di sinistra (detta Cappella Gabrielli, dal casato che nel 1762 acquistò il feudo di Roccasecca e Pisterzo dalla famiglia Massimo). Si tratta di un olio su tela non firmato – come autore si ipotizzano Liborio Coccetti, Giovanni Battista Pittoni o Domenico Fiorentini – e databile al tardo Settecento. L’opera, restaurata nel 1976, raffigura le tre Sante vergini e martiri Cecilia, Caterina d’Alessandria e Agnese (ill. 4), che modernamente abbigliate, siedono attorno ad un organo. Guardano in alto, verso un angelo, che reca in mano tre piccole corone di fiori, simbolo della gloria della santità raggiunta attraverso il sacrificio della vita.

Siamo lontani dalle tradizionali Sacre conversazioni, dove santi e sante si incontrano, spesso in compagnia della Vergine, con ameni paesaggi sullo sfondo. La scena qui rappresentata è lo spaccato di in universo femminile che si rivela nella sua composta intimità, e nemmeno l’improvviso l’irrompere nella scena dell’inviato divino ne intacca l’equilibrio e la serena quies.

ill.5: Domenico Fiasella - Assunzione, 1613
ill.5: Domenico Fiasella - Assunzione, 1613
ill.7: Chiesa di San Sebastiano
ill.7: Chiesa di San Sebastiano
ill.8: San Giovanni Battista - Autore Ignoto
ill.8: San Giovanni Battista - Autore Ignoto

Palazzo Massimo

Situato all’interno del borgo medievale del paese nella principale piazza Umberto I, il Palazzo fu fatto edificare da Carlo Camillo Massimo II, che nel 1670 sarà eletto cardinale, su una parte del castello medievale di “Rocca Sicca”.

L’edificio, a forma di L, ha una base a scarpa con cordone e due piani con finestre rettangolari e un balcone centrale posto al di sopra del portone d’ingresso, preceduto da una rampa (ill. 10). All’entrata principale segue un atrio con quattro porte che prima conducevano ai locali del personale di servizio. Oltre è un’ampia corte ove si trovavano le stalle e gli spazi adibiti al frantoio azionato un tempo dai cavalli per la molitura delle olive, oltre ad una grande cisterna per la raccolta dell’acqua piovana. Un ampio scalone porta al piano superiore dov’è un grande salone e la cosiddetta cappella del principe, affrescata con una Adorazione dei pastori (ill. 11) già attribuita alla scuola di Pietro da Cortona e più recentemente assegnata a Francesco Cozza “per la presunta somiglianza dell’affresco con quello dello stesso soggetto nel Pantheon “. Oggi il Palazzo è sede comunale.

ill.11: Adorazione dei Pastori
ill.11: Adorazione dei Pastori
ill.13: Interno Affreschi
ill.13: Interno Affreschi
ill.1 Leonardi Rubeus acquasantiera
ill.1 Leonardi Rubeus acquasantiera

Al centro della facciata (ill. 2) è inserito un elegante portone in pietra, i cui stipiti terminano superiormente in una mensola a fogliame e sorreggono un architrave ornato in basso da punte di diamante. Al di sopra un timpano spezzato con al centro lo stemma del paese. Ancora più sopra è murata una cornice di finestra ornata da volute, ai cui lati due vere finestre a quarto di cerchio illuminano lo spazio interno.
La pianta, a navata unica, presenta quattro cappelle per lato con piano di calpestio in “cocciopesto”, sopraelevato rispetto al pavimento in cotto dell’aula. Questa è coperta da una volta lunettata per consentire l’apertura nella parte superiore delle pareti di finestre delle quali solo quelle sul lato sud-est sono aperte e  consentono alla luce di entrare.

La prima cappella di sinistra – Cappella Massimo – è decorata sulla parete d’altare da una grande tela del 1613 di Domenico Fiasella con l’Annunciazione (ill. 3) ed è interamente ornata da affreschi con Storie della Vita della Vergine: sulla volta compaiono due scene con la Nascita e la Presentazione al tempio di Maria; sulla parete sinistra si riconosce una Sacra Famiglia con Sant’Anna, e su quella di destra è la Visitazione di autore ignoto e riferibile allo scadere del XVI secolo.

ill.4: Sante Vergini e Martiri Cecilia e Caterina d'Alessandria e Agnese
ill.4: Sante Vergini e Martiri Cecilia e Caterina d'Alessandria e Agnese

L’altare maggiore, arricchito da un dossale in muratura intonacata in forme barocche, è sovrastato da un’altra grande pala di Domenico Fiasella raffigurante l’Assunta (ill. 5), anch’essa databile 1613 e commissionata da Ascanio Massimo; a seguito di un recente restauro la critica ha ipotizzato che l’opera possa essere una copia del XIX dell’originale di Fiasella.

L’opera più antica presente in S. Maria Assunta è conservata nella quarta cappella a sinistra. Si tratta di un trittico di non grandi dimensioni, dipinto a olio su tavola, dove al centro è rappresenta la Madonna in Trono col Bambino (ill. 6), in tunica rossa e manto azzurro con risvolti verdi, su fondo oro. Il Bambino, in piedi, è rappresentato mentre infila la mano destra sotto la tunica della Madre. Nelle due tavole ai lati, compaiono a destra, Sant’Andrea e San Paolo apostolo, a sinistra San Giovanni Evangelista e San Nicola di Bari. Dopo il 1865, a seguito di un fulmine, furono eseguiti lavori di restauro che hanno interessato il tetto e la facciata. Agli inizi del XXI secolo sono stati eseguiti lavori di che hanno interessato la facciata, il tetto il campanile, l’aula e il presbiterio con rifacimento delle pavimentazioni, il restauro dell’altare maggiore e degli intonaci.

ill.6: Madonna col Bambino e Trittio di Santi
ill.6: Madonna col Bambino e Trittio di Santi

Chiesa di San Sebastiano

La semplice facciata presenta un portale incorniciato in pietra e sormontato da un timpano triangolare (ill. 7). L’interno, a navata unica, reca sulla parete di fondo un altare barocco con elementi decorativi in stucco ed un nicchia ora vuota, ma che un tempo ospitava una statua di legno di San Sebastiano, a grandezza naturale. Le origini della piccola chiesa di S. Sebastiano, si fanno risalire al XII-XIII secolo. A quel periodo vengono datati alcuni affreschi dipinti all’interno della chiesa, edificata all’ingresso del borgo medievale e oggi quasi serrata tra le costruzioni più recenti.

Nel Seicento la chiesa fu sede della Confraternita di San Sebastiano come attesta una fonte documentaria; a questo periodo risalgono gli affreschi dipinti lungo la parete destra compaiono alcuni affreschi solo in parte leggibili. Uno rappresenta San Giovanni Battista (ill. 8), figura che sovrasta altri piccoli personaggi in atto di preghiera. Accanto è San Nicola di Bari (ill. 9), invocato da viaggiatori e pellegrini, con in basso la figura di un bimbo con una coppa, esplicito rimando al “miracolo della coppa d’oro”. Sulla parete sinistra è un affresco con San Tommaso D’Aquino, il cui culto nei Lepini è particolarmente diffuso, che morì nel 1274 nell’Abbazia di Fossanova. In tempi più recenti, dopo un periodo in cui ha avuto un uso civile, l’edificio viene recuperato all’uso di culto dopo l’esecuzione di interventi di restauro che hanno interessato il tetto, la facciata con la ricomposizione del portale, le pavimentazioni e gli affreschi.

ill.9: San Nicola di Bari - Autore Ignoto
ill.9: San Nicola di Bari - Autore Ignoto
ill.10: Palazzo Massimo Facciata
ill.10: Palazzo Massimo Facciata

Tempietto di San Raffaele

Dedicato a San Raffaele e alla Santissima Vergine, il Tempietto venne fatto edificare nel 1659 dal futuro Cardinale Carlo Camillo Massimo. Sorge sul colle omonimo, immerso nel verde del parco. Presenta una facciata scandita da quattro lesene in mattoni con capitelli corinzi di terracotta sormontate da un timpano. Sui lati in origine vi erano due archi; oggi rimane in piedi quello a destra, con cornicione sagomato (ill. 12). Poggia su una base di mattoni rossi e una scalinata immette all’interno, che si presenta come un’unica sala rettangolare, di non grandi dimensioni (m. 3,50×5,50), voltata a botte e decorata a cassettoni dipinti. Sulle pareti tre affreschi (ill. 13) narrano episodi ispirati dalla Bibbia: a sinistra è Il miracolo della Piscina Probatica (dal Vangelo di Giovanni), al centro, sopra l’altare è la Rivelazione e congedo di Raffaele da Tobia e Tobiolo (Libro di Tobia, Antico Testamento) e a destra Il pranzo di Tobia di Pentecoste (id.). In passato come autore dei dipinti murali era stata ipotizzato sia Francesco Cozza, allievo di Domenico Zampieri, detto il Domenichino, sia un anonimo pittore seguace di Pietro da Cortona.

Un recente studio (2015) ha portato all’attribuzione dei cartoni preparatori degli affreschi al francese Nicolas Poussin (che visse e operò in Italia dal 1624 al 1665, anno della sua morte), un artista ben noto al Cardinale Massimo, che ne apprezzava le grandi capacità pittoriche “e dal quale aveva ricevuto lezioni nell’arte del disegno”.

ill.12: Tempietto di San Raffaele
ill.12: Tempietto di San Raffaele
A cura di:
Ferruccio Pantalfini
Vincenzo Scozzarella

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