Blog Single Post

carpinetoromanocoparte

Le Chiese di Carpineto Romano: Guida al patrimonio artistico e spirituale

Carpineto Romano, situato nel cuore dei monti Lepini, è un borgo ricco di storia e cultura, dove la fede e l’arte si intrecciano in maniera indissolubile. Questo articolo vi porterà alla scoperta delle sue chiese, vere e proprie gemme architettoniche che raccontano secoli di storia, spiritualità e tradizioni.

Collegiata S. Cuore di Gesù 

Edificata nel cuore della città, nell’attuale piazza Regina Margherita, tra il 1750 ed il 1772 su progetto di Domenico Schiera, la Collegiata del Sacro Cuore fu inizialmente intitolata ai santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista. Dal 1921 è dedicata al Sacro Cuore di Gesù.La chiesa presenta una facciata in stile tardo barocco con timpano triangolare e tre portali in pietra calcarea disegnati Francesco Fontana. L’interno, a croce greca con grandi pilastri sorretti da paraste su cui poggia l’ampia cupola con tiburio, è articolato in varie cappelle lungo le pareti e due grandi altari nei bracci laterali, decorati da dipinti del XVIII secolo. Tra questi è il Giudizio Universale di Francesco Fasolilli (1772, prima cappella sulla sinistra) artista attivo in quel periodo anche nella Collegiata di S. Maria Assunta ad Amaseno; La Vergine Immacolata, Sant’Antonio da Padova e S. Rocco di Lorenzo Manucci (1773, seconda cappella sx) a ricordo delle tre confraternite laiche di Santa Maria del Popolo, le cui finanze permisero l’erezione in collegiata;  San Giuseppe con il Bambino tra S. Agostino e S. Vincenzo Ferrer e donatore (seconda cappella di destra). Sulla destra, in prossimità del pilastro che delimita lo spazio verso il presbiterio, campeggia la statua del pontefice Leone XIII (Gioacchino Pecci, Carpineto Romano 1810 – Roma 1903), datata 1891, anno di pubblicazione della sua famosa enciclica Rerum Novarum. È opera di Giuseppe Luchetti e si distingue per l’intensa e la finissima lavorazione del marmo. I pennacchi della cupola sono decorati con i quattro santi protettori di Carpineto, (Francesco, Antonio, Rocco, Agostino) opera di Marco Adami e di Virginio Monti (1884), autore, quest’ultimo di altri importanti interventi a Carpineto nella chiesa di S. Leone Magno e nel Convento di Sant’Anna.  La zona del presbiterio, delimitata da una balaustra, presenta un coro ligneo sormontato da mosaici realizzati del 1965: rappresentano il Sacro Cuore di Gesù benedice la cittadina di Carpineto e, nel sottarco, l’Annunciazione (disegni di Carlo De Angelis realizzati da studio Cassio Roma). Sulle pareti laterali sono le due grandi tele con Giovanni Battista e Giovanni Evangelista, antichi titolari della chiesa, realizzate da Raffaele Gagliardi nel 1921. Di fronte alla chiesa del Gesù, in Piazza Regina Margherita, è una delle due grandi fontane progettate dallo scultore siciliano Michele Tripisciano e innalzate nel 1890 in occasione dell’arrivo dell’acqua a Carpineto grazie alla prodigalità di papa Leone XIII (l’altra è in piazza cardinale Giuseppe Pecci dinanzi a Palazzo Pecci). È costituita da un’ampia vasca ovale e un’alta lapide marmorea posta su uno dei lati lunghi, che reca incisi distici elegiaci del pontefice. In alto due piccoli angeli sorreggono lo stemma di Leone XIII, mentre sui lati della mostra due delfini versano l’acqua in due coppe sorrette da telamoni.

Chiesa di S. Maria del Popolo

L’inizio dei lavori di costruzione di S. Maria del Popolo si fa risalire al XII secolo e il loro termine al 1483, grazie all’intervento del papa Sisto IV che “fondò questa basilica, con l’aiuto dei benefattori e a spese proprie” dopo una terribile pestilenza. Un’epigrafe latina ricorda come “Il popolo di Carpineto dalla sapiente e onnipotente grandezza di Dio, liberato dalla peste dell’aria per intercessione della Beata Vergine Maria in onore della quale fondò questa basilica, con l’aiuto dei benefattori e a spese proprie – 1483 – Sisto IV”. La chiesa, dichiarata monumento nazionale, presenta all’ingresso un portico tripartito ad archi preceduto da una piccola scalinata. Il portale è sormontato da un timpano con bassorilievo che rappresenta la Madonna col Bambino (attribuita a Mino da Fiesole). L’interno è a navata unica, con due cappelle sulla sinistra. La prima, dedicata al Crocefisso, accoglie nella parete d’altare una teca con un antico crocefisso ligneo, probabilmente quattrocentesco e, nella lunetta, un affresco con la Presentazione al tempio di Cristo (sec. XVI). La seconda è intitolata a San Rocco – invocato contro le pestilenze –  è decorata con un importante dossale in pietra locale dedicato al santo taumaturgo. Nell’ampia cornice esterna compaiono le sculture in bassorilievo dei santi Pietro, Paolo, Bartolomeo, Simeone e in alto la scena dell’Annunciazione. Il dossale reca nel registro mediano l’immagine di San Rocco con due angeli sui lati; sulla sommità è la Madonna in trono col Bambino. La Vergine poggia i piedi su un alto cuscino dove compare la scritta “Mater domini 1485”. L’abside della chiesa recentemente restaurata presenta affreschi databili alla fine del Quattrocento. Nella calotta è la grande Incoronazione della Vergine, tra angeli musicanti, mentre nel registro inferiore del catino absidale compaiono i Dodici apostoli (soltanto sette sono ancora leggibili a causa del parziale distacco dell’intonaco). I dipinti sono stati recentemente attribuiti all’ambito romano dell’ultimo decennio del XV secolo; presentano “particolari riferimenti diretti alla pittura di Melozzo da Forlì e di Antoniazzo Romano”. Sulla parete destra della navata è, infine il grande affresco della Madonna del rosario, databile intorno alla fine del cinquecento e presumibilmente contemporaneo agli affreschi della cappella del Crocefisso.

Convento Carmelo S. Anna. Chiesa di S. Giovanni

Collocato in una piccola piazza nel centro storico di Carpineto, il Convento di Sant’Anna custodisce al suo interno la chiesa dedicata ai santi Giovanni Battista ed Evangelista. La facciata presenta un grande portale con formelle di bronzo, opera dello scultore anagnino Tommaso Ambrosetti (Storie dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista; Storie di Elia, di San Simone Stock e della Fondazione del Carmelo). Nel registro superiore è un oculo sormontato da un timpano L’interno della chiesa, fortemente rimaneggiata sotto il pontificato di Leone XIII, è a pianta basilicale absidata e suddiviso in tre navate scandite da archi. Dell’antico arredo rimangono solo i due frontali di tabernacolo, di cui uno datato 1484 reca lo stemma del cardinale Amato Conti, signore di Carpineto, e lo sportellino con la rappresentazione del Sacro sangue di Gesù. La decorazione pittorica a fresco è in gran parte opera di Virginio Monti. Nell’abside, su incarico di papa Leone XIII, l’artista dipinse nel 1889 una Madonna in trono col Bambino e i santi Giovanni Battista, Giovanni Evangelista, Pietro e Paolo. Si tratta di un’opera in cui Monti coniuga elementi di derivazione bizantina – come l’ampio utilizzo delle dorature musive – con modelli tipicamente rinascimentali della tradizione umbro-toscana quali la ricerca prospettica e naturalistica. Il Convento del Carmelo ospita le Suore Carmelitane di stretta clausura a cui è affidata la custodia della chiesa di S. Giovanni.

Chiesa di S. Leone Magno

Edificata nel 1882 su progetto dall’architetto Francesco Fontana in sostituzione dell’antica chiesa abbaziale di san Nicola, la chiesa di S. Leone Magno è tangibile testimonianza dei numerosi interventi promossi da Leone XIII in ambito architettonico e urbanistico. La facciata in stile neoclassico, non cuspidata, è preceduta da un pronao tetrastilo sormontato da un timpano, con tre portali d’ingresso e altrettanti oculi per illuminare le navate. L’interno è a pianta basilicale suddiviso in tre navate con volta a botte, sorrette da colonne corinzie alternate a pilastri, su cui insistono i matronei. Le navate laterali si affacciano quattro cappelle con pale d’altare di pittori perugini: esse alludono alla religiosità leoniana. Sull’altare maggiore si eleva una grandiosa Pietà  marmorea dello scultore polacco Tomasz Oskar Sosnowski. Al di sopra di essa, nella calotta del catino absidale, è il grande affresco di Virginio Monti della Madonna del Rosario, in cui papa Leone XIII compare inginocchiato dinanzi alla Vergine mentre pone ai suoi piedi il Triregno, simbolo del potere del Papa: padre dei re, rettore del mondo, Vicario di Cristo. Sui lati sono i santi titolari della chiesa (san Leone Magno e san Nicola) e devozionali del pontefice (san Giuseppe e san Gioacchino).

Chiesa di Sant’Agostino

Edificata extra moenia, lungo l’attuale via Carpinetana, la chiesa di Sant’Agostino con il contiguo convento si collocano nel moderno rione eponimo. Le sue origini si fanno risalire al XIII secolo, durante la signoria dei conti di Ceccano, quando la chiesa era possedimento dell’ordine Antoniano e inizialmente dedicata a Sant’Antonio abate. Questo spiega l’attuale presenza all’interno della chiesa, in prossimità della zona presbiteriale, del bel rilievo marmoreo databile alla seconda metà del XV secolo con la rappresentazione del Santo che reca l’immancabile bastone a Tau, la campanella e il libro aperto con la scritta “Simulabo eum viro sapienti”. Abbandonata in epoca napoleonica, la chiesa e il convento di Sant’Agostino furono acquisiti e restaurati da papa Leone XIII, che riportò così in vita una delle più antiche chiese di Carpineto. S. Agostino risulta oggi leggermente rialzata rispetto al piano stradale. Per giungere all’ingresso è necessario percorrere una breve scalinata. La facciata, a capanna con unica finestra circolare, è decorata da un piccolo protiro con colonnine, leoni stilofori e un architrave con al centro una Deesis (Cristo in croce tra la Vergine e Giovanni Evangelista), e le rappresentazioni di S. Antonio abate, S. Agostino, S. Pietro, due angeli incensieri e uno scalpellino. La grande lunetta ogivale reca un bassorilievo realizzato nel 1992 con L’estasi di Ostia, ispirato alla vita di Sant’Agostino e Santa Monica.  Di particolare interesse è anche la lunetta cuspidata che sormonta il portale sul lato nord, verso il convento. Proviene dalla chiesa di Santo Stefano di Valvisciolo (distrutta nel Trecento) e vi sono rappresentati la Madonna con il Bambino tra i santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista. Si tratta di una rara testimonianza di scultura tardomedievale nel territorio lepino perfettamente conservata. Al di sopra è lo stemma del cardinale Annibaldo de Ceccano, la cui famiglia governò su Carpineto sino al 1299, anno in cui il feudo passò ai Caetani.L’interno della chiesa è ad aula unica con capriate lignee e transetto. L’altare maggiore è decorato da una pala di grandi dimensioni  che raffigura sant’Agostino, opera realizzata nel 1888 da Tito Troja, pittore ufficiale dei Padri Agostini tra fine Ottocento e inizio Novecento. Dello stesso pittore sono gli affreschi dell’abside. Con Raffigurano sant’Agostino e Sant’Antonio Abate circondati dai loro ordini. Accanto all’altare c’è un magnifico organo ogivale donato a papa Pecci dalla diocesi di San Gallo, in Svizzera.

Chiesa di S. Pietro 

La fondazione di S. Pietro risale al 1610, quando per volere del cardinale Pietro Aldobrandini vengono avviati i lavori di costruzione del convento e della chiesa dedicati “al primo degli apostoli”, alle pendici del monte Capreo, difronte all’abitato di Carpineto. Il grande complesso, ubicato nell’omonima piazza, presenta oggi tre strutture di epoca differente: quella centrale, del secolo XVII (1610-1629), è la chiesa con l’annesso convento; sulla destra è il Cappellone di san Francesco edificato nel 1855; a sinistra è l’ospedale voluto da papa Leone XIII (oggi casa di riposo Leone XIII). Il convento è retto dai Francescani della Provincia Riformata, detti anche Zoccolanti, allontanati in età napoleonica e reintegrati da papa Leone XIII.   La facciata della chiesa di san Pietro, ricoperta di travertino negli anni ’50 del Novecento, presenta un portale unico con timpano aggettante al cui interno è l’immagine di Pietro. Più in alto è una finestra rettangolare e nella sommità un oculo compare nel grande timpano terminale. L’interno è a navata unica voltata a botte con due grandi cappelle sui lati. Termina nella zona presbiteriale con un altare ligneo decorato da una pala di ignoto  rappresentante La consegna delle chiavi a San Pietro (un’opera simile, per linguaggio e impaginazione è conservata a Segni nella omonima chiesa). Alle spalle dell’altare è un grande coro ligneo del XVIII secolo. Sulla parete sinistra è il grande l’olio su tela attribuito al pittore francese Simon Vouet, che operò a lungo a Roma nella prima metà del Seicento, con Le stimmate di San Francesco databile al 1615 circa. Il chiostro è affrescato nelle 28 lunette che ne scandiscono il cammino con le Storie della vita di san Francesco, opera di Francesco Serbucci di Tivoli (1685). Nel convento di S. Pietro operano i Francescani della Provincia Riformata, detti anche Zoccolanti, che aprono uno “studio generale” di filosofia e scienze di grande fama, come attesta san Carlo da Sezze, che vi soggiornò alcuni anni.

da testi di Ferruccio Pantalfini e Vincenzo Scozzarella 

0 Comment