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Chiesa Parrocchiale dei S.S. Erasmo e Leonardo

Per la sua posizione e la sua forma, la Chiesa domina tutto il paese e il colore giallo della facciata, appare in tutta la bellezza da ogni punto di osservazione. L’edificio di stile barocco fu realizzato nel 1500 sul luogo dove sorgeva l’antica Chiesa di S. Maria (attuale sagrestia). Ristrutturata tra il 1671 e il 1700 subì però gravi danni nel terremoto del 1753, cui seguì il definitivo crollo il 23 dicembre 1769. Ricostruita nelle attuali forme barocche nel 1775 su progetto dell’architetto senese Paolo Posi (1708-1776), la Chiesa subì nel 1798 il saccheggio da parte dei soldati francesi che requisirono tutti gli ori e gli argenti, risparmiando il busto di S. Erasmo solo perché riscattato dalle devote donne del paese con una questua generosa e straordinaria. La data della dedicazione risale al 23 ottobre 1807. Fu terminata nel 1773. La facciata ha una forma convessa con doppio ordine di lesine e senza capitello, con un campanile non molto alto alla sua destra. L’interno è a tre navate. Quella centrale ha la volta a botte con vele in corrispondenza dei cinque finestroni. Sulle navate laterali sono presenti tre alari per parte. Ricca di ornamenti (stucchi, festoni, conchiglie di tipo pecten, marmi), la chiesa ha un altare maggiore ricco di marmi policromi e con gli stemmi del Cardinale Ginnetti, la cui famiglia ne commissionò la realizzazione. Della stessa famiglia sono presenti nella sagrestia, di forma ottagonale, i busti dei Cardinali Marzio e Francesco e quelli dei Marchesi Marzio e Giuseppe. Sulla navata di sinistra le cappelle di S. Bibiana e dell’Assunta, di S. Erasmo, di S. Orsola. Delle sei pale d’altare dipinte ad olio ne restano solo due, poiché le altre quattro sono state trafugate la notte dell’11 settembre 1989.

All’interno: Altare maggiore in marmi policromi sul quale è collocato il ciborio a forma di tempietto; Cappella di S. Orsola edificata dal card. Domenico Orsini, munifico restauratore della Chiesa del 1780. Sull’altare è posto il dipinto di scuola romana del XVIII sec. Morte della Santa (autore anonimo), Madonna di Mezzagosto, icona lignea.

Cappella di Sant’Antonio da Padova

La cappella di S. Antonio, che ha dato il nome all’omonimo borgo, è contemporanea alla costruzione della Chiesa dei SS. Leonardo ed Erasmo. Questa cappella era chiamata una volta “la cappella rurale” perché si trovava fuori dal centro abitato. Essa si presenta oggi in tutta la sua originale bellezza esterna di stile tardo barocco, con cupola ricoperta da variopinte mattonelle fiorentine di ceramica. Nella nicchia esterna è sistemata la statua di S. Antonio da Padova che una volta l’anno viene portata in chiesa con una spettacolare e tradizionale processione che si snoda per un lungo percorso. In questa cappella il Cardinale Domenico Orsini faceva sempre celebrare una messa cantata in occasione della festa del Santo fin dal 1756. Un’iscrizione in Latino interna al tempietto informa il visitatore che il Tempietto nacque nella seconda metà del XVII secolo dalla precisa volontà di  “Giovanni Paolo Ginetti” di realizzare un esempio tangibile del fortespirito religioso della famiglia.  Essa infatti porta sulla facciata lo stemma dei Ginetti. Il Tempietto fu eretto per la venerazione della famiglia verso S. Antonio da Padova, ma fu anche un manifesto della loro capacità imprenditoriale uno splendido biglietto da visita per chi giungeva a Roccagorga da Carpineto, Maenza e Priverno. Oggi è luogo di culto per gli abitanti del rione Sant’Antonio e per tutti i rocchiggiani. Da notare la pavimentazione di disegno Borrominiano.

Eremo di Sant’Erasmo

A circa a 800 metri sul livello del mare, ai piedi di una sorgente d’acqua e circondato da una folta vegetazione si erge  l’ Eremo di S. Erasmo. Esso rappresenta per la popolazione rocchigiana luogo di culto del Santo Patrono; infatti alla cima di esso vi è una piccola chiesa e un complesso, probabilmente un ex convento, oggi è divenuto punto di ristoro per i visitatori. A questo pio luogo, immerso nella solitudine della montagna, provvedeva in passato il Capitolo della chiesa di Roccagorga con l’ordinaria manutenzione protrattasi fino al 1770 circa.
Successivamente è subentrata la “magnifica comunità” locale che ha ben salvaguardato tutto il complesso del fabbricato fino alle soglie della prima guerra mondiale rispettando soprattutto il modello della costruzione fatta in pietra locale. La piccola chiesetta a pianta rettangolare e navata unica ha un piccolo presbiterio con balaustra in ferro battuto. Sull’altare un affresco raffigura S. Erasmo in abiti vescovili, una statua e numerosi ex voto. Nella sagrestia è collocata una lapide a ricordo di quando alcuni cittadini vi nascosero, per sottrarlo al saccheggio dei tedeschi, il busto di S. Erasmo. Quest’eremo esercita da secoli un forte richiamo per la popolazione di Roccagorga che sale quassù con ogni mezzo nel mese di maggio. il sentiero che consente di raggiungere l’Eremo è, oggi, tappa di un più lungo e suggestivo percorso in grado di unire la cima rocchigiana al Monte della Semprevisa, il più alto dei Monti Lepini (1536 mt), attraverso il Monte Erdicheta e il Monte Pizzone, alto 1339 mt. Il panorama di cui si gode, una volta giunti alla cima di questi monti, è molto bello; nei giorni di sole è infatti possibile ammirare il mare e le isole pontine.

Chiesa Madonna delle Rose

Anche rinominata “la Chiesuola” questa cappella, la cui costruzione risale al ‘500, è dedicata alla Madonna delle Grazie che ha dato il nome al Borgo, ancora oggi chiamato “Borgo Madonna”. Essa era un tempo il punto di sosta degli abitanti di Roccagorga che vivevano nella campagna, verso la località “Prati”. Al ritorno in paese sostavano qui per un po’ di tempo prima di affrontare l’ultimo tratto di strada formato da una lunga salita caratterizzata da una bellissima scalinata, oggi distrutta, chiamata delle “giardiniera” (dei giardini). Sul piccolo altare possiamo trovare un bel dipinto che raffigura la “Madonna con il Bambino”. Si tratta di un olio su tela di forma ovale, donato nel 1875 da Francz Johann Heinirich Nadorp. La composizione è organizzata e concentrica, la Madonna avvolge il Bambinello con un abbraccio, il suo viso è dolce ed etereo, trasmette serenità e sicurezza. Il bambino paffuto e robusto, esprime una grande tenerezza umana. Il disegno di base è stato realizzato a china. La cornice, in noce nazionale è rivestita da fogli d’oro. Si tratta della cornice originale, realizzata probabilmente dallo stesso Nadorp.

IL MIRACOLO DELLE ROSE

Questo evento viene narrato da Giovanni Marangoni (1673-1753) padre spirituale di Suor Claudia De Angelis  da Anagni (1675-1715), fondatrice di una scuola per le fanciulle povere denominata “Scuola Pia della Carità” nel 1709, a cui è attribuito il miracolo (la sua figura è in fase di beatificazione). Secondo le cronache del Marangoni, Suor Claudia, durante un viaggio per i Monti Lepini per pubblicizzare l’apertura della sua opera pia, si adoperava a lasciare Roccagorga per raggiungere la vicina Sezze. Per il torrido caldo la suora si fermò momentaneamente nei pressi della Chiesuola per avere un po’ di ristoro e si rimise in viaggio. Il padre spirituale raggiunse la chiesuola dopo pochi minuti e si accorse che, dal nulla, mazzi di rose erano apparsi sull’altare ed appuntò questo episodio in aggiunta ai molti altri, contenuti nel fascicolo di beatificazione di Suor Claudia.

Chiesa di Santa Lucia

Di recente costruzione e di piccole dimensioni, è caratterizzata da una muratura moderna, da una copertura fatta a volta, da mattoni e pareti intonacati, da un cancello in ferro e da un altarino in legno.
Gli Atti del martirio di Santa Lucia da Siracusa narrano di una giovane, orfana di padre, appartenente a una ricca famiglia di Siracusa e promessa in sposa a un pagano. La madre di Lucia, Eutichia, da anni ammalata aveva speso ingenti somme per curarsi, ma nulla le era giovato. Fu così che Lucia ed Eutichia, unendosi ad un pellegrinaggio al sepolcro di sant’Agata, pregarono la martire catanese affinché intercedesse per la guarigione della donna. Ritornata a Siracusa e constatata la guarigione di Eutichia, Lucia comunicò alla madre la sua ferma decisione di consacrarsi a Cristo e di donare tutti i suoi averi ai poveri.
Il pretendente, insospettito e preoccupato nel vedere la desiderata sposa privarsi di tutto il suo patrimonio e respinto da Lucia, la denunciò come cristiana. Il processo che Lucia sostenne dinanzi all’Arconte Pascasio attestò la sua fede irremovibile; Pascasio, dunque, ordinò che la giovane fosse costretta con la forza, ma lei divenne miracolosamente così pesante, che né decine di uomini, né la forza di buoi riuscirono a spostarla. Accusata di stregoneria, Lucia allora fu posta su legna e olio e torturata col supplizio del fuoco, ma ne rimase totalmente illesa, cosicché infine, inginocchiatasi, fu decapitata.

Chiesa di Sant’Onofrio

Di recente costruzione e di piccole dimensioni, è caratterizzata da una muratura moderna, da una copertura fatta a volta, da mattoni e pareti intonacati, da un cancello in ferro e da un altarino in legno.
Gli Atti del martirio di Santa Lucia da Siracusa narrano di una giovane, orfana di padre, appartenente a una ricca famiglia di Siracusa e promessa in sposa a un pagano. La madre di Lucia, Eutichia, da anni ammalata aveva speso ingenti somme per curarsi, ma nulla le era giovato. Fu così che Lucia ed Eutichia, unendosi ad un pellegrinaggio al sepolcro di sant’Agata, pregarono la martire catanese affinché intercedesse per la guarigione della donna. Ritornata a Siracusa e constatata la guarigione di Eutichia, Lucia comunicò alla madre la sua ferma decisione di consacrarsi a Cristo e di donare tutti i suoi averi ai poveri.
Il pretendente, insospettito e preoccupato nel vedere la desiderata sposa privarsi di tutto il suo patrimonio e respinto da Lucia, la denunciò come cristiana. Il processo che Lucia sostenne dinanzi all’Arconte Pascasio attestò la sua fede irremovibile; Pascasio, dunque, ordinò che la giovane fosse costretta con la forza, ma lei divenne miracolosamente così pesante, che né decine di uomini, né la forza di buoi riuscirono a spostarla. Accusata di stregoneria, Lucia allora fu posta su legna e olio e torturata col supplizio del fuoco, ma ne rimase totalmente illesa, cosicché infine, inginocchiatasi, fu decapitata.

Chiesa di San Giuseppe

Nella parte più bassa del paese si trova la cappella di S. Giuseppe, ultima in ordine di tempo. Negli anni scorsi questa cappella è stata riaperta dagli stessi abitanti della zona e riordinata nell’interno con una certa cura dal volontariato delle donne che provvedono all’ordinaria manutenzione.  In passato c’era la bella tradizione, che i più anziani ricordano, di tutti i ragazzini del paese che scendevano nella cappella di S. Giuseppe, allora in aperta campagna, per farsi il piccolo schioppo con palline di stoppa. Festeggiavano così il 19 Marzo la festa di S. Giuseppe.

Chiesa della Madonna dell’Annunziata

Alla sinistra del palazzo Baronale una piccola cappella a forma ovale è dedicata all’Annunziata.  Sull’altare un quadro ad olio raffigura la Vergine mentre riceve l’annuncio dall’Angelo Gabriele. Questa cappella è affidata alle cure delle donne di Borgo S. Pietro che festeggiano l’Annunciazione il 25 Marzo di ogni anno.